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Cosa vuole dire essere se stessi? Cosa mi rende la persona che sono?

“Lo so che io sono ciò che sono. 
Ma non sono sicuro di quello che sono”.
(Mason Cooley)

In realtà i fattori che contribuiscono a renderci ciò che siamo sono molti. Ma essenzialmente sono la genetica e i fattori ambientali.

Partiamo dal primo, i fattori genetici:

Cosa è la genetica? Cercando di semplificare: è una scienza che studia come le informazioni codificate nel DNA vadano a strutturare biologicamente tutte le componenti fisiche di cui siamo realmente fatti. Quindi il DNA di ogni pianta, fungo o animale, rappresenta il progetto dell’essere che andrà a costruire.

Le informazioni contenute nel DNA fanno in modo che la nostra struttura fisica si organizzi in un certo modo, almeno da un punto di vista biologico. Ma perché siamo così biologicamente simili ma così diversi l’uno dall’altro? La genetica, operando attraverso l’incrocio tra individui diversi ma della stessa specie e con la selezione naturale, ha man mano plasmato nei millenni le strutture viventi che più si adattavano a determinate condizioni ambientali. Tradotto in modo crudo vuol dire: se non riesci ad adattarti, muori, non ti riproduci e non porti avanti le tue informazioni genetiche. Pensate che l’uomo è una razza molto recente, siamo sulla terra da circa 150.000 anni. Sembrerà strano a molti di voi, ma da allora la razza umana non si è in alcun modo evoluta, almeno geneticamente parlando. Se prendessimo un bambino appartenente alla nostra razza (homo sapiens) nato 150.000 anni fa, e lo portassimo al presente facendolo crescere nella nostra società, diverrebbe un uomo come tutti noi, senza differenze di alcun tipo. L’evoluzione nell’uomo c’è certamente stata, ma dal punto di vista tecnologico e non biologico.

Anzi se devo essere sincero, a mio avviso la qualità dei nostri geni sta progressivamente peggiorando. Questo da quando la medicina salva tutti coloro che in realtà dovrebbero essere morti. Non voglio addentrarmi in questioni morali, dato che molto probabilmente anch’io senza la medicina adesso non starei qui a scrivervi, magari sarei morto da bambino per una banale bronchite. Fatto sta che al giorno d’oggi la selezione naturale non opera più sull’uomo.
Ma torniamo al nostro argomento, abbiamo detto, che siamo fisicamente così perché le nostre informazioni genetiche ci rendono così. Anche il nostro cervello, costituito da circa 100 miliardi di neuroni, è il prodotto della genetica. Ci permette di avere coscienza di esistere e di percepire attraverso i sensi noi stessi e il mondo, di comandare il corpo per muoverci spazialmenete. Il termine che forze descrive meglio come funziona il nostro cervello è plasticità neurale. E’ cioè in grado di modificare la sua rete di comunicazione interna in funzione di cambiamenti o delle necessità fisiche o ambientali. Questo sistema è attivo in ogni momento nel cervello di tutti noi, le connessioni cerebrali (assoniche e dendritiche) si strutturano spontaneamente costruendo una struttura che rispecchia l’insieme delle esperienze vissute nella nostra vita e rendendoci quelli che siamo in ogni momento. Per rendervi un immagine più vivida pensate che per ogni ricordo che avete, i vostri neuroni hanno materialmente allacciato una serie di vie di counicazione con altri neuroni, che vanno a rispecchiare il ricordo stesso.

I fattori ambientali

Quindi non basta certo una struttura vuota a fare di noi quello che siamo. Serve di più, sarebbe come avere un computer potentissimo ma senza alcun programma da utilizzare.
Il nostro software, in continuo “aggiornamento”, è costituito dall’insieme di esperienze interne ed esterne che casualmente viviamo nella corso della nostra vita.
Il nostro vissuto casuale, e a volte pianificato, ha plasmato le nostre reti neurali facendo si che il nostro cervello si strutturasse fisicamente per rispecchiare la persona che siamo. La cosa che sembra scontata ma secondo me è la più sorprendente, è che ciascun aspetto di noi stessi, dal carattere, al modo di fare, alla morale, nasca da certi pensieri o comportamenti messi in atto casualmente, e man mano consolidati, perché risultati idonei alla nostra convivenza con il mondo e con noi stessi. A tal proposito Ghandi scrisse:

“Bada ai tuoi pensieri perché i tuoi pensieri diventano le tue parole.
Bada alle tue parole perché le tue parole diventano le tue azioni.
Bada alle tue azioni perché le tue azioni diventano le tue abitudini.
Bada alle tue abitudini perché le tue abitudini diventano il tuo carattere.
Bada al tuo carattere perché il tuo carattere diventa il tuo destino”.

Anche gli aspetti più profondi come la morale, a cui siamo così fortemente ancorati, cambiano in funzione dell’ambiente in cui cresce un individuo. Se foste nati nell’antica Roma, sarebbe stato accettabile per la vostra etica possedere uno schiavo ed usarlo come un oggetto. Nel medioevo era morale torturare una ragazza perché accusata di essere una strega. Ecc…
Quindi sembra sorprendente, ma il nostro essere non è altro che il prodotto del caso. Non ci credete?
Vi faccio un esempio banale: alle elementari vengo interrogato in inglese, l’interrogazione va male, potrei pensare di non essere portato per l’inglese. Il giorno dopo invece l’interrogazione di matematica, va benissimo, la maestra mi premia con un bel voto, forse sono portato per la matematica. Quindi, rinforzato dal premio, studierò matematica tralasciando inglese perché una mi riesce, l’altro no. Quindi studierò sempre più matematica prendendo per questo ottimi voti, trascurando invece inglese in cui andrò sempre peggio. Più questo sistema si rinforzerà, più sarò portato a credere di essere portato per la matematica e non per l’inglese. Ecco come si può sviluppare casualmente nella nostra mente un associazione che poi ci condizionerà per il resto della vita. Questa presa di coscienza relativa al nostro percepirci in una certa maniera, è alimentata e mantenuta dai nostri sistemi di coerenza interni che tendono a farci agire in adesione all’idea di noi stessi che abbiamo strutturato nel tempo.
A tal proposito S. Agostino scrisse “se lo sono lo faccio, sento di esserlo”, quindi siamo ciò che siamo perché essendoci strutturati in una certa maniera, tendiamo a percepirci in un certo modo, rispecchiando nei modi di fare e di pensare, gli schemi che nel tempo abbiamo consolidato.

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