Paura di volare, aviofobia.

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“La paura è l’incertezza in cerca di sicurezza” J. Kriscnamurti

Tra le fobie che più spesso mi capita di trattare in ambito clinico c’è la paura di volare, tanto che stime recenti riferiscono che circa il 2-3% della popolazione è invalidata da questo problema. Per chi ne soffre si aprono 2 possibilità, evitare di prendere l’aereo, rinunciando quindi alla possibilità che un mezzo così efficiente offre, oppure prenderlo ma con forti disagi, che possono anche arrivare a far sperimentare attacchi  di panico.

Le paure tipicamente si dividono in 3 categorie:

  • rispetto al veivolo: che possa precipitare, che sia sovraccarico, paura di cedimenti strutturali, che possa incendiarsi…
  • legate ad agenti esterni: paura di un attentato terroristico, che un uccello possa infilarsi in un motore, che un fulmine possa colpire l’aereo…
  • che riguardano la persona: la paura della propria paura, di non saper gestire l’ansia o il panico, la paura di perdere il controllo delle proprie emozioni e magari in seguito a questo fare una figuraccia davanti a tutti….

In tutti e tre i casi la persona cerca mentalmente di mantenere un controllo impossibile che gli fa perdere il controllo.

Trattandosi di una sensazione soggettiva, che tocca la sfera delle emozioni, decadono tutte le possibilità di poter affrontare la questione tramite i canali razionali, che per loro natura sono oggettivi. Per questo tutti tentativi di rassicurazione che operano l’informazione, parenti e amici, e perfino i corsi strutturati, volte a fornire spiegazioni razionali non funzionano. Perché cercano di spiegare razionalmente, quando in realtà le persone sanno benissimo come a livello logico funzioni, il blocco è emozionale, ed è proprio cercare di controllare tramite il raziocinio, ciò che invece passa per i canali emozionali, che fa perdere il controllo della paura mandandola in escalation.

Le informazioni fornite dal buon senso di amici e parenti, o nei seminari, sono di questo tipo:

  • ogni anno viaggiano circa 3 miliardi di persone, e di queste in media solo “solo” 200 sono morte in un incidente
  • gli incidenti in automobile sono statisticamente molto più probabili che in  aereo
  • le turbolenze, i guasti, i fulmini, non causano praticamente mai un incidente aereo
  • “Tranquillo che vuoi che succeda, vedi io ho preso mille volte l’aereo e sono ancora vivo”

Queste rassicurazioni sono sempre orientate ad aumentare la consapevolezza razionale, ma non hanno influenze sugli aspetti emozionali, per questo non funzionano per vincere la paura, che anzi, in alcuni casi può addirittura aumentare.

La paura e le sue forme

Analizziamo allora quali sono le forze che entrano in gioco nell’aviofobiba:

la paura è una sensazione di base, forse la più importante di quelle che abbiamo a disposizione. La sua funzione, è quella di preservarci dalla morte, o per lo meno così si è originata nei mammiferi, ed ha mantenuto invariata la sua funzione anche nell’uomo sapiens.

Le sensazioni di base, rappresentano le possibilità di poter strutturare emozioni tramite l’esperienza diretta, o immaginata, andando poi a strutturare associazioni emozionali del tutto soggettive. Così, che se ad una prima esperienza il ragno mi punge, e per paura inizio ad evitarlo, pian piano, inizio a concretizzare una fobia. Costruisco infatti la mia percezione del ragno, non tanto sul confronto diretto, ma su ciò che mi racconto. Dato che internamente sento paura, mi dico che è pericoloso ed è meglio evitarlo, più lo evito e più ne divento fobico.

L’emozione che precede la paura, la sua forma anticipatoria, è l’ansia, rappresentata da quella sensazione di stretta allo stomaco e disagio, così fastidiosa da volerla scacciare a tutti i costi. La sua funzione è esattamente quella di farci desistere, di non affrontare, di non andare in contro ad un potenziale pericolo, che non c’è, ma potrebbe esserci… Tant’è che una delle soluzioni più usate per sedarla, e tra l’altro funziona, è ascoltarla ed evitare di affrontare ciò che temiamo, con l’evidente risultato di temere ancora di più l’oggetto evitato la volta successiva. 

Fino a qui abbiamo utilizzato tre termini diversi associati alla paura, fobia, ansia e panico. Qual’è la differenza?

La paura come abbiamo detto è la sensazione di base quindi racchiude tutte le altre, che si differenziano per come si strutturano e per la temporalità.

Fobia: forma di paura costruita sul passato, rivolta verso un oggetto specifico strutturata tramite esperienza diretta o evitamenti. La sua funzione è quella di portarci ad evitare l’oggetto temuto, l’aereo nel nostro caso. Come pena alla trasgressione i soggetti provano forte ansia anticipatoria che si fa sentire tramite la tipica stretta allo stomaco. La sua funzione è quella di tenerci lontano da ciò che nelle nostre percezioni abbiamo costruito come pericoloso.

Panico: è l’espressione immediata della paura, provata sul presente. Si può sperimentare sia in forma indotta da un oggetto esterno (mi trovo davanti improvvisamente un leone inferocito, o nel nostro caso, ci sono forti turbolenze o succede qualche guasto), sia alimentato internamente, dai tentativi di gestire l’ansia che va in escalation. La sua funzione è quella di aumentare i nostri parametri fisiologici come il respiro, i battiti cardiaci, la conduzione elettrogalvanica, tutto per permetterci di superare al meglio un momento di pericolo immediato. Tutto funziona se il pericolo realmente c’è, ma quando il panico sopraggiunge senza apparente ragione, la mente razionale, non trovando appigli logici va in tilt, iniziando ad instaurare la paura di aver paura, ed è a questo punto che di solito insorge la sindrome da attacchi di panico… Quindi una reazione fisiologica nata per salvarci la vita che si trasforma in un grave problema da risolvere.

Ansia: è la forma anticipatoria della paura, che somatizza attraverso la tipica stretta allo stomaco, o al pallino in gola, e che vela di nero le giornate di chi la prova oltre un certo limite. La sua funzione è quella di tenerci lontano in senso anticipatorio da possibili pericoli, tant’è che se rinunciano ad affrontare, gradualmente i suoi effetti somatici si placano. Sembra quindi una soluzione, ma in realtà se evitando placo l’ansia, dall’altra parte mi precludo la possibilità di vivere, quindi evitare è una soluzione, o un problema?

Tentate soluzioni 

Le tentate soluzioni rappresentano i tentativi di soluzione messi in pratica seguendo le logiche ordinarie, e invece che risolvere il problema lo peggiorano ancora di più innescando un sistema circolare. Le tentate soluzioni più spesso messe in atto dai fobici del volo sono:

Evitamento: Come abbiamo detto più volte la funzione stessa della paura è quella di farci evitare ciò che abbiamo costruito nella nostra percezione come pericoloso. Evitare ciò che temiamo rappresenta la maniera migliore per costruire e alimentare una fobia. Come riporta un antica tavoletta sumera “la paura guardata in faccia diviene coraggio, la paura evitata diventa timor panico”. Il problema è che se inizio ad evitare per paura, non avrò ansia, ma smetterò di vivere. Chi ha paura di prendere l’aereo evita di salirci, ma si preclude molte possibilità di vita…

Cercare di controllare l’incontrollabile: solitamente chi ha paura di ciò che potrebbe succedere (tipico degli ansiosi, proprio perché l’ansia è la forma di paura che anticipa ciò che potrebbe succedere), tenta in ogni modo di controllare, sia l’andamento casuale degli eventi che le emozioni. Dato che è materialmente impossibile controllare tutto, il tentativo di controllo proprio perché sfugge di mano, lo impaurisce e gli fa perdere ancora di più il controllo, rendendo l’individuo incapace di gestire sia la realtà interna che esterna.

Parlare del problema: Un altra tentata soluzione tipica è parlare incessantemente della propria paura. Dopotutto si dice comunemente, sfogati e vedrai che ti sentirai meglio. E’ vero e funziona, ci sono però un paio di aspetti da considerare. Sfogarsi risolve i problemi? No, quindi se sfogarmi non mi fa risolvere perché parlare di qualcosa che già costantemente mi angoscia, trascinando nella melma anche persone che magari vorrebbero aiutarmi ma non possono farlo… Forse sarebbe meglio nei frangenti sociali parlare d’altro, sganciandosi un momento di soliti angosciosi pensieri, altrimenti si corre il rischio di alimentare il problema invece che ridurlo.

Chiedere aiuto: Chiedere aiuto rappresenta una tenta soluzione perché chi ci da una mano ci trasmette sempre un doppio messaggio: “Ti aiuto perché voglio che tu stia bene, ma ti aiuto perché da solo non sei in grado”. Questo messaggio passa continuamente ogni volta che ci facciamo aiutare da qualcuno, rendendoci sempre meno abili. Avere qualcuno sul sedile a fianco che ci stringe la mano ci tranquillizza, ma crea un autoinganno interno, senza di lui accanto non ce l’avrei fatta, incidendo sul nostro senso d’autostima.

Delegare: Dato che al solo pensiero di farlo mi viene l’ansia, fallo te… Un modo per evitare in maniera più sofisticata. I fobici diventano bravissimi a delegare, con i più infimi dei sotterfugi se si vergognano. Ed ecco che se mi viene ansia per i posti affollati delegherò l’andare alle poste o in banca. Lo stesso viene fatto per i fobici del volo al fine di evitare di prendere l’aereo, ogni scusa è buona, ma il fine è sempre cercare di evitare o richiedere aiuto, e a questo punto sappiamo bene dove portano…

Prendere ansiolitici: l’ultima tentata soluzione è quella di prendere ansiolitici per abbassare i livelli di ansia, a cui ricorrono coloro che non possono fare a meno di prendere l’aereo. Funzionano certo, ma tamponano solo fino ad un certo punto e c’è molta variabilità tra soggetto e soggetto.

E’ possibile risolvere la fobia del volo?

Si è possibile e solitamente si riesce a sbloccare la situazione in brevissimo tempo, (1-4 sedute a seconda del soggetto e del tipo di problema) fornendo indicazioni precise e da mettere in atto fin da subito. La percentuale di riuscita degli interventi sulla fobia del volo, utilizzando la metodologia strategica, si aggira sul 90%. Le strategie messe in atto si basano sulle logiche del paradosso e mirano a distrarre l’attenzione, a vincere una paura più piccola con una più grande, ad affrontare la paura soffocandola con la propria forza.

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