Ansia paura fobia panico coronavirus

Coronavirus e ansia collettiva.

“La paura è diretta alla conservazione fisica,
il coraggio alla conservazione morale.” 

KARL VON CLAUSEWITZ
Ansia paura panico fobia coronavirus

Visto che l’argomento dell’articolo riguarda l’ansia da coronavirus, e visto che del coronavirus già se ne sente parlare continuamente, ritengo utile iniziare  spiegando cosa si intende con il termine ansia.

L’ansia è un emozione, ed è la forma di paura orientata al futuro, il timore di quello che potrebbe succedere. Comunica con noi attraverso la tipica stretta allo stomaco, e per sedare la sensazione di disagio, siamo costretti a preoccuparci, cioè ad occuparci prima, di un problema che ancora non c’è, ma che prevediamo potrebbe esserci, al fine di cercare di mantenere il controllo. 

Il problema è che l’ansia cerca di farci mantenere il controllo sul futuro e per sua stessa natura il futuro non è controllabile, per questo cercare di controllare l’incontrollabile, ci fa perdere ancora di più il controllo e l’ansia si alimenta in maniera circolare.

L’ansia si alimenta attraverso l’uso di tentate soluzioni ragionevoli che sembrano sedarla ma in realtà la rendono sempre più forte. Clinicamente le tentate soluzioni più utilizzate nei casi di ansia sono: l’evitamento dell’oggetto percepito come potenzialmente pericoloso, il parlare del problema, chiedere rassicurazione o aiuto, cercare di controllare l’incontrollabile.

Queste sono le caratteristiche che in maniera sistematica si riscontrano clinicamente  ogni volta che un individuo inizia ad irrigidirsi in un copione  ansioso…

Cosa vuole dire che sono tentate soluzioni disfunzionali? Che sono soluzioni escogitate dal raziocinio, che segue logiche lineari per sedare un problema emozionale, soggettivo, che invece segue logiche circolari. Cosa significa nella pratica. Che tutto ciò che rassicura razionalmente non scalfisce minimamente i sistemi emozionali, creando invece un sistema di paura che si rinforza circolarmente. 

Evitando l’oggetto ansioso si rinforza l’idea soggettiva di pericolosità 

parlandone, non si altro che rinforzare ancora di più i pensieri e le comunicazioni interpersonali, che saranno centrate sempre di più sullo stesso argomento, andando a costruire se si insiste un ossessione fobica.

Chiedere aiuto e rassicurazioni razionali, non fa altro che rinforzare l’idea d’impotenza di fronte a qualcosa che non possiamo controllare, dandoci emozionalmente la sensazione di perdere il controllo.

Cercare di controllare il futuro. Come dicevamo, l’ansia rappresenta la paura di ciò che potrebbe succedere. Dato che vorremmo fare in modo che ciò che temiamo non si verifichi, ci preoccupiamo, cioè ci occupiamo prima di ciò di cui invece dovremmo occuparci dopo, ma visto che stiamo affrontando un problema che ancora non c’è ma potrebbe esserci, ciò che facciamo per risolvere il problema non fa altro che farlo avverare. Dopotutto i problemi andrebbero affrontati quando si verificano, altrimenti il rischio è di creare una profezia che si autorealizza.

Inoltre cercare di controllare ciò che non possiamo controllare non fa altro che aumentare la sensazione di perdita di controllo, innescando anche in questo caso un sistema circolare di rinforzo.

Ansia e coronavirus

Se analizziamo quello che psicologicamente il coronavirus sta provocando in questi giorni nelle persone, risulta palese che tutti gli aspetti che sopra abbiamo analizzato, trovano un riscontro immediato in tutti i fenomeni che stiamo osservando.

Evitamento: è chiaro il contagio va evitato, chi vorrebbe essere infettato. Il problema è che evitando l’oggetto che ci spaventa rinforziamo costantemente l’idea interna che poi va a costruire la nostra percezione soggettiva. Per intenderci, razionalmente è sicuramente corretto evitare di essere contagiati, ma più ci teniamo al riparo più costruiamo internamente l’idea che il virus sia un pericolo, innescando un sistema di rinforzo circolare della paura. Questo porta ad esempio a non voler razionalmente evitare gli altri, ma la paura ci porta a farlo, facendoceli guardare con sospetto, oppure spiega la corsa incontrollata a procurarsi amuchina o disinfettanti…

Parlare del problema. Non si sente parlare di altro, qualsiasi sia la forma comunicativa. E intendo tutti, dai media, tv, internet, social, ai singoli individui che guardano in modo circospetto in metropolitana il poveretto che ha preso un po’ di freddo e da un colpo di tosse. E’ un riverbero continuo, un eco che ripetendosi costantemente rende il pensiero ancora più fisso e costante.

Ciò che non è chiaro è che parlare costantemente di un problema non fa altro che ingigantirlo, trasformando qualcosa che va opportunamente gestito, in un mostro che spaventa non per ciò che è, ma per l’immagine soggettiva che ciascuno di noi costruisce tramite gli evitamenti, in questo caso inevitabilmente.

Fornire aiuto tramite rassicurazioni razionali. Ciò che sto osservando in questi giorni è che tutta la comunicazione mediatica sta cercando di rassicurare la popolazione attraverso una cascata di informazioni, come se la consapevolezza razionale potesse sedare la paura.

Questa modalità comunicativa è pericolosa per due motivi principali. Il primo è che le informazioni quando sono troppe si sommano creando più incertezza che conferme. Il secondo è che rassicurare razionalmente non seda la paura. Capire è razionale, sentire è emozionale, e la paura non si capisce, si sente…

Questo spiega perché ad esempio rassicurare una persona che ha paura dell’aereo, dicendogli che statisticamente se ogni anno muoiono 100 persone in incidenti, 99 muoiono in auto e una sola in aereo, lui ci risponde, “ho capito, ma io ho paura lo stesso”…

Cercare di controllare l’incontrollabile. Come abbiamo detto più volte l’ansia è la paura di ciò che potrebbe succedere e questo ci spinge a “mettere le mani avanti” proprio al fine di sedare il disagio interno con il quale l’ansia ci comunica di stare lontano dai pericoli, “salvandoci la vita”.

La sua funzione è appunto quella di anticipare i pericoli al fine di non farci trovare impreparati o per evitarli. Ad esempio se abbiamo un esame tra un mese, l’ansia si accende e ci spinge a studiare, così da guidarci a superare il problema che avevamo previsto. Da quando esiste l’uomo questa è la sua funzione (anche in tutti i mammiferi), proteggerci da possibili pericoli futuri. (per approfondimenti sull’argomento)

Ora sarà più chiaro perché in questi giorni le persone stanno assaltando i supermercati anche in seguito a tutte le rassicurazioni fatte dalle istituzioni. Non hanno agito razionalmente ma in seguito alla paura, che li ha fatti pre-occupare. Quello che mi meraviglia è che ancora certe reazioni, che erano assolutamente prevedibili, invece che essere gestite vengano ridicolizzate e disincentivate. Dopotutto stiamo parlando di una popolazione che è composta da esseri umani, macchine meravigliose che funzionano in un certo modo. Non possiamo ancora continuare a far finta che non esista ciò che palesemente ognuno di noi ogni giorno sperimenta, cioè la natura stessa delle emozioni, che anche se siamo esseri pensanti e ragionevoli, continuano a governare la nostra esistenza. Se prendiamo atto di ciò e costruiamo strategie che tengono conto di questi aspetti, forse inizieremo a vedere qualcosa di costruttivo, se invece insistiamo ad affidarci solo a ciò che è solo ragionevole, chiudendo gli occhi su ciò che non lo è ma esiste, i problemi non potranno che far altro che peggiorare o peggio degenerare, in una situazione già molto complicata.

In sintesi

L’ansia dilagante da coronavirus al quale stiamo assistendo in Italia, è frutto di un sistema di rinforzo circolare che si autoalimenta sotto varie forme. Le persone hanno capito perfettamente che stiamo parlando di un virus con letalità bassa, ma ad altissima potenzialità di contagio. Hanno capito che è poco più che un’influenza, ma hanno paura lo stesso, e percependo questo automaticamente reagiscono come stiamo osservando. E’ quindi opportuno seguire e continuare a seguire le indicazioni che ci vengono fornite, è corretto cercare di prevenire un’eventuale epidemia osservando azioni preventive, ma ricordiamoci che ciò che funziona nella maggior parte dei casi sta nell’equilibrio, raramente gli estremi producono risultati funzionali.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti stiamo assistendo ad un cambiamento epocale, sia  a livello politico, che economico, sia sociale che personale. La parola cambiamento però non deve spaventare, forse non ce ne rendiamo conto, ma continuamente tutto cambia, la nostra abilità prima come individui, poi come membri di una collettività, è che il cambiamento sia guidato nella giusta direzione, altrimenti se rimaniamo in balia dei venti rischiamo di naufragare…

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Coronavirus e ansia collettiva.
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Coronavirus e ansia collettiva.
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Analisi dell'ansia collettiva da coronavirus
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